martedì 17 novembre 2015

“IO NON PAGO”: UN LIBRO PER SFIDARE LA MAFIA



Milano - Nonostante il silenzio che da un po’ di tempo a questa parte quasi sembra averlo fatto scivolare nel dimenticatoio se non addirittura nell’oblio, il fenomeno mafioso e malavitoso in generale che inquina il nostro territorio, è tutt’altro che estirpato.
A differenza di alcune decine di anni fa, quando le gesta di Giovanni Falcone e di chi ha dato la propria vita nella lotta contro la mafia, hanno riempito le pagine dei quotidiani e risvegliato l’orgoglio della parte sana della Sicilia, oggi passano quasi in secondo piano quegli atti attraverso cui la parte peggiore del Sud prova ad infangare ed umiliare chi invece prova ad emergere.
Perché a dispetto di quello che i media di questo regime intendono far passare, in realtà è sempre necessario tenere alta la guardia contro l’arroganza di mafia, camorra e tutte quelle organizzazioni criminali che – con la complicità della parte marcia delle istituzioni – rappresentano un altro ostacolo da superare per la nostra terra.
La storia che raccontiamo è quella di Gianluca Maria Calì, imprenditore palermitano che da alcuni anni sta combattendo strenuamente una lotta di libertà e di giustizia contro chi in tutti i modi intende arginare chi con il proprio coraggio vuole dare un futuro ed una speranza alla propria terra. Una vicenda fatta di minacce di estorsione ed autentici atti di intimidazione, secondo quelli che sono i canoni del classico repertorio mafioso, nei confronti della sua attività commerciale e dei propri cari, quella vissuta da Calì. Hanno fatto molto rumore le denunce e la rivolta degli imprenditori di Bagheria e dintorni contro l’arroganza dei boss locali anche nei media nazionali, nei giorni scorsi. L’odiosa pratica del pizzo sbattuta di nuovo in prima pagina, a testimonianza che la criminalità organizzata è tutt’altro morta, a dispetto sia della pesantissima crisi economica che si trascina ormai da quasi 10 anni che dei recenti tragici eventi, legati a ciò che sta accadendo in Siria.
L’esperienza vissuta da Calì è diventata un libro intitolato “Io non pago”, presentato stasera nel capoluogo meneghino, alla “Casa dei Diritti” scritto da Francesca Calandra, psicologa clinica e membro dell’International Society for Criminology, ed Antonino Giorgi, psicologo clinico e di comunità e titolare dei laboratori alle Facoltà di Psicologia e Scienze dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Anche se durante la presentazione del libro, sono stati raccontati alcuni aspetti della sua vicenda, al limite del paradossale. “Della storia di Gianluca Calì – puntualizza Jole Garuti, vice presidente dell’Associazione “Saveria Antiochia – Osservatorio Antimafia” -, sono molte le cose che mi hanno davvero colpito. Ad esempio, la totale ignavia ed indifferenza di chi ha assistito senza nemmeno muovere un dito, quando all’interno della concessionaria di sua proprietà, alcune automobili presero fuoco quasi come se si trattasse di una fiction. O magari l’interrogatorio durato addirittura 7 ore, quando Calì denunciò per la prima volta l’accaduto ai carabinieri, che quasi non credevano a quanto gli era stato raccontato. Ed infine, i momenti in cui ha esposto a grave pericolo l’incolumità personale e quella dei propri cari”.
“A me ha molto colpito – ha dichiarato Gianantonio Girelli, Presidente della Commissione Antimafia della Regione Lombardia - l’immagine dei 5 milioni di siciliani contro quei 5.000 mafiosi, che soffocano quella meravigliosa terra. La lotta contro la mafia, la sacra corona unita, la camorra e la ‘ndrangheta deve continuare con maggior vigore. Anche se, smentendo questo dato di fatto, in questi ultimi anni sono calate le denunce per usura ed estorsione contro le “persone note” e questo non è certo un buon segnale perché sembra quasi che stia passando un messaggio di terrore che attanaglia gli imprenditori. Voglio però sottolineare l’esempio di Calì per combattere questo fenomeno, come attesta l’apertura dei tanti sportelli antiusura sul nostro territorio”.
Lo stesso Calì ha poi parlato della sua storia. “In questi anni ho sempre denunciato – ha esordito - qualsiasi tentativo di avvicinamento che ho ricevuto dai mafiosi, così come ci tengo ancora una volta a ribadire che non ho mai pagato nemmeno un centesimo, a nessuno. Da un lato ho ricevuto il sostegno di quella parte delle Forze dell’Ordine che ha capito la gravità della situazione in cui mi sono venuto mio mlagrado a trovare, ma dall’altro ho dovuto purtroppo amaramente constatare come certe istituzioni non abbiano mai beccato questi farabutti! Così come non mi sia stato neppure riconosciuto il diritto al risarcimento, dovuto a chi ha subito le minacce di estorsione. E questo nonostante che un provvedimento della Regione Sicilia invece mi considerava vittima della mafia. Ho subito un vero e proprio pugno nello stomaco – ha poi proseguito duramente – quando quelle istituzioni che avrebbero dovuto proteggermi, in realtà mi hanno abbandonato. Al commissariato di Polizia di Porta Genova qui a Milano mi sono sentito dire che non c’erano gli estremi per la denuncia di estorsione, e la cosa mi ha fatto assai male. Solo in un momento successivo, quando la situazione stava precipitando e c’era un reale e tangibile pericolo per me, sono stato incluso nel programma di protezione. Per non parlare del provvedimento poi rivelatosi illegittimo degli uomini del Corpo Forestale dello Stato, quando ho acquistato la casa di un ex boss mafioso. Sembra quasi la sceneggiatura di una fiction, ma credetemi non lo è. Mi sono pure dovuto sorbire la macchina del fango, solo perché adesso vado in giro con un’auto blindata che non è nemmeno la più bella che ho, ma che mi serve solo ed esclusivamente per proteggermi. Mi rendo conto che sto sulle scatole a quelle persone che non vogliono  lo sviluppo della Sicilia, che invece è una terra che ha davvero tutto per emergere. Abbiamo la necessità, ognuno nel proprio piccolo, di fare ciascuno il proprio dovere, divulgando a tutti i livelli la mentalità della legalità. Partendo anche da cose che piccole non sono affatto, come il furto dei motorini in cui purtroppo in certe parti della Sicilia, ancora si chiede il “cavallo di ritorno”. Siamo in un momento storico assai importante, come ormai stanno capendo anche i nostri figli. La cosa che mi inorgoglisce è l’aver visto il modo con cui questa vicenda abbia smosso le coscienze, come mi ha confermato quella bellissima manifestazione che alcuni giorni fa ha coinvolto tutta la città di Bagheria”.
Poi la proposta rivolta alle istituzioni, ovvero dare la possibilità di mettere gli imprenditori colpiti dal “pizzo” nelle condizioni di poter acquistare il patrimonio espropriato alla mafia. “Lo Stato non mi ha mai risarcito – ha osservato Calì - del fatto che, in seguito all’incendio della mia concessionaria, ho dovuto licenziare 24 persone, e mi sono sempre chiesto perché alle vittime del racket e dell’estorsione non venga data la possibilità di entrare in possesso dei beni espropriati ai mafiosi, che pure rappresentano una grossa palla al piede per le nostre istituzioni. Lo dico non certo per arricchirmi, bensì per far passare il messaggio che in questo modo la mafia è colpita in ciò che più le interessa, e chi da essa ha subìto un danno patrimoniale, alla fine se lo vede risarcito”.
“Raccontare la storia di Gianluca – ha confermato Ismaele La Verdera, collega di Telejato, che ha seguito sin dall’inizio questa sconcertante ed incredibile vicenda – non è stato per niente facile, considerando che ha avuto il coraggio di denunciare mafiosi come Flamia che non si fanno certo scrupoli nell’ammazzare le persone. Così come, al pari di Falcone, Borsellino ed Impastato, Calì ci tiene a sottolineare che non è un eroe come tutti giustamente consideriamo chi lotta contro un nemico così potente. Come questi illustri personaggi, anche lui è una persona normalissima, ognuna con le proprie paure e passioni. E questo spiega il perché del suffisso “stra” davanti alla parola “ordinaria” nel titolo di questo libro. Certo, fa rabbia vedere ancora in libertà il capo del mandamento di Bagheria per un assurdo cavillo burocratico. Ma tutti abbiamo il dovere di non lasciare da soli chi ha il coraggio di denunciare e dire basta all’arroganza mafiosa!”.
Insomma, a distanza di oltre 20 anni dai tragici fatti di Capaci e di Via D’Amelio, le istituzioni itagliane continuano non solo a non proteggere, ma anche a tenere rigorosamente isolato, chi prova a denunciare, combattere ed esporsi in prima linea contro la mafia e tutte quelle organizzazioni criminali che in realtà rappresentano il suo braccio armato nel Mezzogiorno. Il martirio delle vittime di quei cancri di cui sopra rischia di essere un patrimonio dissolto nel nulla, fino a quando l’ambiguità dei rapporti fra essi e lo Stato non saranno  mai completamente chiariti!
La realtà parla di una mafia, di una camorra e delle altre organizzazioni malavitose che tanto letame hanno sparso in faccia al Sud, che in realtà si sono ramificate anche al Nord, ed in particolare in contesti dove si sviluppano business di una certa importanza come Milano.
A fare dunque da contraltare agli sforzi di chi giorno dopo giorno è in prima linea nella lotta contro il crimine (organizzato e non), ricevendo in cambio una paga da fame, ci sono quelle stesse istituzioni che dovrebbero garantire giustizia e certezza del diritto. Ma che nel concreto fanno tutt’altro, così come da sempre abbiamo raccontato e denunciato!

Francesco Montanino

mercoledì 12 agosto 2015

ARRESTATO IL CALCIATORE JAVID HUSEYNOV PER LA MORTE DEL GIORNALISTA AZERO CHE LO AVEVA CRITICATO




Rasim Aliyev, il trentunenne giornalista azero che era stato aggredito e picchiato dai sostenitori del giocatore del Qabala FK e della nazionale di calcio dell'Azerbaijan, Javid Huseynov, è morto per le ferite riportate, in un ospedale di Baku il 9 agosto. In un'intervista fattagli in ospedale prima della sua morte, Aliyev aveva detto che l'attacco era stato condotto da alcuni parenti del calciatore Javid Huseynov in rappresaglia per la critica allo stesso  Huseynov che Aliyev aveva postato sulla sua pagina Facebook : "Huseynov non sa come comportarsi, è immorale e maleducato". La stella della nazionale aveva infatti sventolato in maniera provocatoria una bandiera della Turchia dopo un gol ai ciprioti dell'Apollon Limassol. Per Huseynov l'accusa è di favoreggiamento, complicità e false dichiarazioni.

In questa intervista (riportata in fondo a questo articolo) che il giornalista deceduto aveva rilasciato in ospedale, viene spiegato che tutto era cominciato dopo queste critiche a Huseynov per il suo comportamento dopo la partita della squadra di club azero, Qabala FK, giocata con la squadra cipriota Apollon a Cipro in una gara di UEFA Europa League il 30 luglio.  A Huseynov era stato chiesto da un giornalista greco dopo la partita, perché avesse tirato fuori una bandiera turca e lo stesso aveva risposto in un modo dispregiativo facendo un gesto con la mano maleducato ed affermando che " l'Azerbaigian e la Turchia sono paesi amici". 

Sempre in questa intervista, Aliyev riferiva che, dopo la pubblicazione di questo suo commento su Facebook, aveva ricevuto una telefonata da qualcuno che si dichiarava essere il cugino di Huseynov e urlava minacciandolo al telefono. Huseynov in seguito, aveva chiamato Aliyev e dicendogli che non aveva intenzione di offendere il giornalista greco, ma semplicemente aveva voluto evidenziare gli stretti rapporti Azerbaijan e Turchia. L'uomo che invece aveva chiamato al telefono Rasim Aliyev cugino di Huseynov, aveva poi chiamato di nuovo, scusandosi  per la sua precedente telefonata, e invitandolo a discutere  dell'argomento davanti ad un tè. Aliyev alla fine aveva accettato di incontrarlo e dopo essere uscito dalla sua auto per stringergli la mano, ha raccontato di essere stato improvvisamente attaccato da dietro e gettato a terra, preso a calci e picchiato da sei uomini per circa 40 secondi. Successivamente queste persone si erano allontanate in direzioni diverse portandogli via ilcellulare e il portafogli. Portato in ospedale, i medici gli avevano diagnosticato quattro costole rotte, un problema ad un orecchio, ma di non avere alcun danno ai suoi organi interni. La sua condizione però è peggiorata durante la notte e i medici hanno deciso di operarlo di urgenza per rimuovergli la milza, trovandogli durante l'intervento anche una lesione ad un polmone.

Il padre di Rasim Aliyev ha detto ai giornalisti, che ha incontrato un assistente dell'ufficio del pubblico ministero di Baku e gli è stato riferito che non si conoscono le "identità degli assassini", ma che li avrebbero trovati "in un paio di giorni".  Il Ministero degli Interni azero ha dichiarato che è stato aperto un procedimento penale sulla inflizione intenzionale di lesioni personali mortali ed è  stato nominato un pool investigativo per esaminare e occuparsi del caso, sotto la stretta supervisione del ministero e del procuratore generale. Ali Hasanov, un assistente del Presidente Ilham Aliyev, ha detto che il caso "è stato attentamente studiato e che i colpevoli verrano trovati".

Lo stesso presidente della Repubblica dell'Azerbaijan, Ilham Aliyev ha dichiarato all'agenzia di stampa Azartac,  di essere "seriamente preoccupato" per l'attacco a Rasim Aliyev, valutando questo atto riprovevole come una "minaccia per i media indipendenti" in Azerbaijan.  Il presidente ha detto anche che avrebbe seguito personalmente lo sviluppo delle indagini su questo caso.

RED




domenica 5 luglio 2015

DICCI DOVE HAI STUDIATO E TI DAREMO LAVORO. NASCE LA CLASSIFICA DEGLI ATENEI ITALIANI.

L'ennesimo schiaffo ai danni del Sud. In un secolo e mezzo e passa di soprusi, angherie ed umiliazioni di vario genere, con tanto di deportazione forzata di tantissime persone che sono state costrette per anni ed anni a scapparsene di casa, semplicemente per provare a costruire un futuro dignitoso, adesso sta per arrivare l'ennesima carognata del regime centralista "itagliano".
Stando infatti ai bene informati, è molto probabile che fra poche settimane entrerà in vigore una legge assurda, voluta dal governo illegittimo guidato dall'ebetino di Firenze, al secolo Matteo Renzi, attraverso cui d'ora in poi nelle assunzioni tramite i concorsi pubblici, non si guarderà più soltanto al voto di laurea (e già qui ci sarebbe molto da obiettare, sulla validità effettiva del valore legale del titolo di studio....). Ma verrà inserito quale ulteriore criterio di valutazione, anche l'ateneo di provenienza (si, avete letto proprio bene!), secondo i parametri (anche questi assai opinabili) stilati dall'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, nda) che ogni due anni redige un rapporto appunto sullo stato di salute delle nostre facoltà.

Dall'ultimo documento emerge un quadro a dir poco sconcertante, dal momento che nelle prime 20 posizioni non vediamo neppure un'università che sia ubicata al di sotto della fatidica linea di confine del Garigliano. Nelle prime posizioni infatti notiamo Padova, la Bicocca di Milano, Verona, Bologna, Pavia e via discorrendo tutte le altre. È solo nelle posizioni di retrovia che troviamo la Seconda  Università di Napoli e la Federico II. Non è un mistero che purtroppo le Università del meridione siano alle prese con gravi problemi di carattere strutturale, che debbano fare i conti con i pesanti tagli che hanno subito in questi ultimi anni e che di questo ne abbia risentito pesantemente l'offerta formativa, inficiata oltremisura.

Ma la cosa che lascia a dir poco sconcertati ed amareggiati in questa vicenda e' che non si tiene invece debitamente conto della preparazione culturale e professionale di chi ha conseguito la pergamena in facoltà come la Federico II, il Navale o l'Orientale di Napoli, l'Aldo Moro di Bari o quelle di Palermo e Salerno, solo per citare quelle che adesso vengono alla mente. Atenei che vantano una lunga e secolare storia, come la Federico II voluta dal grande imperatore svevo nel XIII secolo e che fu fra le prime addirittura ad essere fondata nel Vecchio Continente. E da cui è nata - solo per citare un dato inconfutabile - una scuola di giuristi e di cultori del diritto particolarmente prestigiosa, prendendo spunto dalle famose "Costitutiones Melphitanae" come innumerevoli sono stati il prestigio ed i riconoscimenti internazionali, che nel tempo hanno ricevuto quegli studenti che hanno sviluppato un notevole talento e dato il proprio preziosissimo contributo anche nei progressi della ricerca scientifica, a vari livelli. Ci sono insomma tutti gli elementi per poter a giusta ragione parlare di un provvedimento scellerato, oltre che inusitatamente discriminatorio nei confronti di una terra che qualcuno vuole continuare a voler per forza dipingere solo come culla di fenomeni malavitosi e criminosi. Oltre che priva di cultura ed incapace di creare del capitale umano, che può invece essere un carburante assai importante per rimettere in moto un'economia come la nostra, duramente provata da anni ed anni di una crisi voluta a tavolino da potentissime lobbies. A dir poco sdegnata, la reazione della Principessa Yasmin Von Hohenstaufen, discendente diretta di Federico II, che non lesina durissime bordate nei confronti di chi ha stilato questa particolare classifica. "Si tratta di un becero tentativo - esordisce - di tener sotto controllo e di omologare i cervelli. Il popolo napoletano poi per sua natura è ribelle alle regole ed è geneticamente poco incline all'asservimento. Ha inoltre un senso del ridicolo ed una tradizione che lo induce a burlare i prepotenti. Non essendo quindi un servo a comando, è molto pericoloso per l'ordine precostituito. Qui come accademici, vogliono i Findus surgelati! Questa decisione e' un'autentica offesa nei confronti dell'intellighenzia partenopea! E' vero che l'ateneo napoletano e' organizzato in maniera molto disordinata, che andrebbe assolutamente migliorato, e che nulla fa per trattenere le proprie eccellenze. Ma se si giudica ad esempio l'intellighenzia del settore oncoematologico, basti pensare ai prestigiosi riconoscimenti internazionali, che hanno sancito che la vera Harvard è a Napoli, almeno nella ricerca scientifica. O magari l'indiscutibile contributo che la Capitale del Sud ha da sempre dato al mondo giuridico. Così come è auspicabile che nell'anno dell'Anniversario della Federico II, l'Ateneo diventi onfalos e leadership vivente della Pax Federiciana che unisce le più antiche Università del Mondo, dal mondo Arabo con AL-Qarawiyyin in Marocco alla Università di Salerno ad Oxford, ed annichilisce le grottesche fantastiche sovrastrutture della propaganda razzista che vuole imporre alla cultura plurisecolare barriere nord-sud".  
La Principessa poi non risparmia battute al veleno sulla classifica stilata dall'ANVUR e mette in discussione l'intero sistema universitario. "Faccio francamente una grande fatica - attacca - nel comprendere come le Università del Nord, inclusa Milano, possano trovarsi ai primi posti, considerando che è il tripudio della parentopoli dove fanno carriera i figli, i nipoti, i cognati, le mogli, le amanti ed i loro parenti, mentre i cervelli migliori come al solito sono costretti ad emigrare. Mettono sempre il cappello su un posto prima che questo sia disponibile. Un legame pernicioso peggio di cosa nostra o della 'ndrangheta che sostiene le carriere dagli atenei, istituti, ministeri, lobby, cliniche, ospedali... Insomma, un autentico cancro non estirpabile con comuni strumenti, e per il quale occorrerebbe un vero "sturm und drang", ovvero tempesta ed impeto. In tal senso, chiedo che l'Ateneo sia proclamato patrimonio dell'umanità UNESCO, così come annuncio che qualsiasi tentativo di declassamento sarà considerato vilipendio dello spirito stesso di Federico II. E come tale - tuona - legalmente perseguibile, con tanto di richiesta risarcimento danni di immagine da parte di tutti coloro che con merito, amore e devozione all'Ateneo hanno conseguito la laurea presso una delle Università più antiche e prestigiose del mondo". L'ennesima evidente aberrazione nei confronti del Sud, che vede dunque umiliata anche una propria risorsa, dal valore inestimabile. E che mortifica oltremisura i sacrifici di tantissimi giovani (e delle loro famiglie), che coronano anni ed anni di duro studio e lavoro, ottenendo la laurea in facoltà dove - e chi scrive ne sa qualcosa perché proprio in una di queste università del tanto vituperato Mezzogiorno, ha completato il proprio percorso formativo - ogni anno esportiamo delle eccellenze di un certo rilievo.
Come è il caso di Roberto Carlino da Napoli, 26 anni, che, una volta conseguita la laurea in Ingegneria Aerospaziale, ha trovato lavoro nientemeno che all'ente spaziale americano, ovvero la NASA! E questo dopo che - incredibile, ma vero - e' stato scartato in questi anni da qualche sapientone di casa nostra! Viene a questo punto spontaneo chiedersi quale titolo può vantare chi stila queste bizzarre e grottesche classifiche, visto e considerato che questo ragazzo (ma il discorso vale per tutti quelli che ogni anno vivono una sorte simile, e sono decisamente troppi!) ha trovato il meritato riconoscimento al di fuori di un paese ridicolo come questo, capace solo di umiliare ed offendere, da sempre, gli abitanti del Sud e delle Isole! Basterebbero ed avanzerebbero da sole le dichiarazioni rilasciate da Carlino a "Il Corriere del Mezzogiorno", per capire che il problema non è il laureato del sud, ma un sistema marcio, inefficiente, costoso, corrotto e che poco o nulla fa, per dare un futuro ed una speranza alle proprie risorse migliori. Non c'è da stupirsi infatti se quasi tutti quelli che scappano via da questo paese, dove la raccomandazione, l'incapacità, il lavativismo ed il fancazzismo, prevalgono e trovano  terreno assai fertile a scapito del merito, della professionalità e della capacità, decidano poi di non tornarci mai più!

Francesco Montanino

rassegna stampa:




sabato 4 luglio 2015

PRODOTTI TIPICI DEL MADE IN ITALY: CON LA NUOVA NORMATIVA EUROPEA ANCHE IL FORMAGGIO FINISCE IN "POLVERE"


Ha destato molto scalpore e scatenata l'indignazione di tanti cittadini, la querelle sulla controversa direttiva comunitaria che prevede anche per il nostro paese, la possibilità di utilizzare il latte in polvere nei prodotti caseari, ed in particolare nei formaggi.
Una questione sulla quale però occorre fare chiarezza perché in realtà tutto nasce da un'altra direttiva che ha permesso, già da tanti anni, ai produttori francesi di conquistare i mercati europei (compreso naturalmente il nostro), proprio grazie al fatto che i loro formaggi possono essere prodotti appunto con il latte in polvere.
Una delle tante cervellotiche trovate dei burosauri europei, che in questi anni non ci hanno pensato due volte a colpire il nostro comparto agroalimentare. Già duramente colpito dalla crisi, e che deve pure fare i conti con certi orientamenti comunitari a dir poco bizzarri e discutibili, come la questione delle quote latte, le tonnellate di arance siciliane che ogni anno siamo costretti a mandare al macero solo perché costretti ad importare quelle spagnole e marocchine, o il mistero del vino prodotto in Cina con quelle che sembrerebbero in realtà essere sostanze coloranti!
Ne abbiamo parlato con Oreste Rossi, ex eurodeputato della Lega Nord e di Forza Italia e caduto nell'occhio del ciclone perché firmatario di quell'interrogazione al Parlamento Europeo che - a detta di molti - e' stata quella che ha originato il polverone di questi ultimi giorni. E con Marco Tiberti dell'Associazione dei Consumatori "European Consumers" che da anni si batte contro la multinazionale degli OGM (la Monsanto), e che sul latte in polvere come si leggerà più avanti ha assunto una posizione assai critica.
Due punti di vista decisamente contrapposti ma giornalisticamente necessari, affinché ciascuno possa farsi un'idea corretta in una vicenda dove, come vedremo, emergono evidenti le responsabilità, in realtà poche volte sufficientemente sottolineate, di istituzioni europee come al solito mai dalla parte dei cittadini. E che, quale danno che si aggiunge alla beffa, non perdono piuttosto l'occasione per danneggiare anche le nostre imprese. 
"Innanzitutto - ci tiene a precisare Rossi - io non ho chiesto nessuna direttiva alla Commissione Europea, e nessuna direttiva è stata fatta. Semplicemente ho contestato il fatto che in tutta Europa si potessero produrre gli yogurt con il latte condensato (in vendita in qualunque supermercato) mentre in Italia no. Attenzione, questo significa che chiunque poteva importare quei prodotti in Italia liberamente. Ed era altrettanto ovvio che i costi per le nostre imprese aumentavano. In Europa esiste da anni una direttiva che lo permette, e solo in Italia quei prodotti si potevano vendere ma non produrre. La possibilita' di farlo anche da noi non comporta nessuna differenza per il consumatore, se non una diminuzione dei prezzi. In Francia per rendere l'idea si trovano yogurt a 25 centesimi. Naturalmente poi sta al consumatore comperare quello che preferisce leggendo bene l'etichetta, e scegliendo in base ai suoi gusti e possibilità. Per i prodotti di qualità, inoltre, esistono disciplinari che prevedono uso del latte intero, e tali continueranno ad essere applicati. Si tratta chiaramente di prodotti di fascia piu' economica. Comunque non dimentichiamo che il latte in polvere è usato per l'alimentazione dei neonati e per gli sportivi. Così come le proteine degli integratori, derivano dal latte in polvere. Quindi, nulla di nuovo sotto questo punto di vista. Semplicemente, alcuni prodotti che vengono preparati usando latte in polvere o concentrato, potranno essere prodotti anche in Italia anziché essere importati, e nessuno vieta nel contempo ai produttori di continuare a usare latte intero. Chi invece vendeva prodotti francesi o tedeschi o olandesi fatti in tutto o in parte con latte in polvere e di libera importazione, si troverà finalmente la concorrenza di chi li produrrà in Italia. 
Questo significa che non solo i caseifici non chiuderanno, ma avranno anche più   lavoro, potendo fare prodotti che fino ad ora si potevano solo importare".
Su cosa abbiano bisogno le nostre imprese agroalimentari per non subire gli attacchi della concorrenza sleale rappresentati dai prodotti copia, come ad esempio il Parmesan che è un'imitazione mal riuscita del Parmigiano, l'ex europarlamentare non ha dubbi, puntando il dito contro il nostro governo. "Per quanto riguarda la filiera alimentare credo che quella italiana sia la migliore al mondo e possa continuare a crescere grazie alle esportazioni. I prodotti contraffatti devono essere perseguiti in ogni modo. Qui si che il Governo dovrebbe battere i pugni sul tavolo europeo per ottenere che in tutti i Paesi aderenti sia vietata la vendita dei marchi fasulli o simili a quelli dop, non solo italiani ma anche francesi e di altri paesi. Certo - prosegue Rossi - dobbiamo stare attenti anche alle truffe di casa nostra come ad esempio lo scandalo dei prodotti bio che in realtà non solo bio non erano, ma che non erano addirittura neppure italiani. Oppure il caso clamoroso del tartufo d'Alba venduto in tutto il mondo a tonnellate, manco si coltivasse come le patate. Potrei elencarne ancora tanti altri di casi analoghi. Un passaggio, però, lo voglio fare sull'importanza della etichettatura. Mi preme evidenziare che mi sono sempre battuto perché fosse il più possibile chiara. Deve essere informato il consumatore che sceglie cosa vuole. E non la ditta che invece nasconde qualcosa. I produttori seri e di qualità possono aggiungere diciture che spiegano meglio il prodotto, come ad esempio "chilometro zero", così come "pasta tirata a mano" oppure "prodotto nella nostra cascina" e così via. Così com'è fuori discussione - conclude l'ex europarlamentare - che debbano esserci controlli seri e frequenti, e che chi sgarra deve pagare".
Di ben altro avviso invece Marco Tiberti dell'Associazione a difesa dei consumatori "European Consumers" che di latte in polvere nei formaggi ed in altri prodotti caseari, proprio non ne vuole sapere. "La Commissione Europea - premette Tiberti - ha inviato una lettera all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione ed utilizzo del latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto da una legge nazionale che risale al 1974. Per Bruxelles la norma rappresenta una restrizione alla «libera circolazione delle merci». Per noi, invece è un vero e proprio anticipo del famigerato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Dal sito istituzionale del MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) si legge: "Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, in merito alla diffida da parte della Commissione europea sulla fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, tranquillizza la Nazione affermando:  “È importante comunque ribadire che non sono interessati da questa vicenda i nostri grandi formaggi Dop, per i quali non sarà mai possibile l'utilizzo di materie prime diverse da quelle previste dai disciplinari. Nel frattempo continueremo a portare avanti un lavoro di confronto con le organizzazioni agricole e con la filiera, insieme gli altri Ministeri interessati, per evitare penalizzazioni da parte dell'Unione Europea". Un distinguo gravissimo a nostro dire, che di fatto fa intuire una palese posizione di apertura del Ministro Martina alla decisione della Commissione Europea di produrre formaggi con latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito. L’ennesimo colpo al cuore del Made in Italy d’eccellenza, ove centinaia di caseifici italiani, per questa prona e suicida decisione del MIPAAF, rischiano di chiudere i battenti!! Rammentiamo al Ministro Martina che l’Italia, oltre a qualche decina di prodotti DOP, vanta ben 450 formaggi tradizionali fatti con latte fresco di alta qualità. Vogliamo forse rottamarli? Ripeto, 450 formaggi tra magri a pasta molle quali la crescenza, lo stracchino, la robiola, il fior di latte e la mozzarella. O magari più calorici come il mascarpone, ricavato dalla panna del latte, o ancora il burrino, lo squacquerone, il caciocavallo;  quelli sottoposti ad una lunga stagionatura, come il grana, gli erborinati, come il gorgonzola e il noto pecorino romano, siciliano e  sardo, per citarne alcuni.  Usando latte in polvere e concentrato si perderanno le proprietà organolettiche e nutrizionali dei formaggi che verranno completamente azzerate nel gusto, profumo e consistenza. Infatti, come è noto il latte cambia sapore persino in base all’alimentazione dell’animale, al periodo di mungitura, e se infime vive in pianura, in collina o in montagna. In conclusione, "European Consumers" e' assolutamente contraria alla decisione della Commissione Europea di usare latte in polvere, concentrato o ricostituito per i formaggi italiani, ed anzi invita i consumatori a prediligerli biologici ed OGM/free. Lo diano, per i motivi sopra esposti, alla BCE ed ai loro lacchè - rincara la dose Tiberti - perché come ho potuto ben dimostrare fa male. A dirlo, non sono però soltanto io, ma anche l'UNICEF e l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, nda) che hanno evidenziato come ogni anno nel mondo un milione e mezzo di bambini muoiano per denutrizione ed altre patologie, perché non sono allattati con il seno materno. Dal punto di vista scientifico, infatti, il latte materno contiene sali e proteine indispensabili per la crescita. E la sua mancanza espone i bambini, sopratutto quelli delle società povere, ad un rischio di mortalità 25 volte superiore rispetto a chi invece ha la fortuna di poter ricevere il latte dalla propria madre. È possibile infatti ridurre le possibilità di contrarre leucemie, gastroenteriti, polmoniti ed infezioni alle orecchie, con il latte materno. Per non parlare poi della scarsa igiene del biberon! Il latte in polvere piuttosto è una fonte di guadagno formidabile per le multinazionali che lo producono, ed il mio sospetto è che queste direttive europee servano come al solito a privilegiare le lobbies ed i centri di potere. Ci sono troppi interessi economici in ballo come, ad esempio, testimonia la presenza della Nestlè (del gruppo Monsanto) in questo particolare business".

Sul destino delle produzioni nostrane, anche Tiberti se la prende con la totale indifferenza della nostra classe politica, non risparmiando vere e proprie bordate agli inquilini di Camera e Senato. "Non c'è assolutamente la volontà politica di tutelare il "Made in Italy" - sbotta il presidente di "European Consumers" - perché i nostri parlamentari sono buoni solo a fare spot per accaparrarsi i voti in campagna elettorale, ovvero solo quando serve loro. La nostra associazione è da anni che sta combattendo in prima linea per porre all'attenzione dell'opinione pubblica questi temi così scottanti, come quello ad esempio degli OGM. Occorre tutelare le caratteristiche geomorfologiche del nostro territorio, valorizzandone le immense risorse. Non abbiamo bisogno dei pesticidi, di OGM o di qualsiasi altra cosa - ribadisce Tiberti - che possa svilire la qualità delle nostre produzioni, danneggiando pure la nostra salute!"
Insomma, le posizioni sono molto chiare, e ciascuno si sarà certamente fatta la propria idea su questa particolare vicenda, dove l'elemento che accomuna sia Rossi che Tiberti sta nell'individuazione di enormi responsabilità da parte di chi dovrebbe essere preposto a tutelare i nostri interessi e che invece come al solito non lo fa, in nome di potenti interessi lobbistici ed economici.
Quel che è certo - casomai ci fosse ancora bisogno di un'ennesima conferma, in tal senso - è che l'Unione Europea continua e continuerà purtroppo a rappresentare un grosso pericolo ed un enorme ostacolo. Sia per la nostra salute che per l'attività dei nostri produttori, con prevedibili quanto negative ricadute occupazionali.

Francesco Montanino





domenica 17 maggio 2015

AUTONOMIA, FEDERALISMO O... SCHIAVITÙ ?


Cantù (PDN) - La Lombardia può aspirare legittimamente ad un futuro di libertà e di affrancamento dal regime tirannico di Roma Ladrona? La cappa centralista instaurata dal governo Renzi ha affievolito le legittime istanze di chi vede ancora nella soluzione federalista l'ancora di salvezza da decenni e decenni di malgoverno e mala politica?
Di questo ed altro, se ne è parlato in un interessante incontro pubblico tenutosi giovedì sera in un affollato Teatro "San Teodoro", nella cittadina brianzola alla presenza fra gli altri dell'ex Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica ai tempi del primo governo Berlusconi, Giancarlo Pagliarini, del professor Giacomo Consalez, esponente di Pro Lombardia Indipendenza, del sindaco di Cantù Claudio Bizzozero, e del professor Marco Bassani docente di Storia delle Dottrine Politiche all'università Statale di Milano.
Moderato dal direttore de "L'intraprendente" Giovanni Sallusti, il dibattito è subito entrato nel vivo, affrontando il tema particolarmente sentito della rapina fiscale ai danni dei produttori e delle persone oneste e perbene. "Un autentico calvario - ha affermato Sallusti, introducendo l'incontro - in cui siamo in presenza di un residuo fiscale che in Lombardia non torna. Si tratta di tasse che spariscono dal territorio e rappresentano un unicum nello scenario europeo. Cito gli esempi della Baviera o della Catalogna, in cui qualcosa comunque torna. Ma non in Lombardia. Di fronte ad un quadro del genere le soluzioni sono due: o compare una figura simile alla Thatcher che tutela i produttori di cui sopra, anche se a dire il vero la vedo molto difficile visto che siamo in presenza di un Matteo democristiano e di un altro che ci sta portando verso il Front National. Oppure si avvia una seria riforma in senso federale di questo stato".
"Lo stato italiano - ha chiosato Giacomo Consalez, snocciolando una serie di impressionanti dati - si presenta con un debito pubblico di 2200 miliardi di euro ed un disavanzo previdenziale di ben 3700 miliardi di euro. Nella nostra regione c'è un numero di fallimenti che è aumentato del 60% rispetto al 2009, con ben 57 casi al giorno e settori come l'edilizia ed il commercio letteralmente falcidiati. La pressione fiscale sulle piccole imprese in Italia sfiora, secondo il Sole 24 Ore, il 70% e questo ci rende per niente competitivi rispetto alla Svizzera che dista da qui solo 10 km.! Qualcuno potrà venirmi a dire che lo Stato aiuta le piccole e medie imprese con gli oboli. In realtà, come diceva il grande professor Miglio anche il più mansueto dei cittadini si rende conto che esiste una coltre di parassiti che campano alle spalle di chi produce. Ed il bello è che a fronte della rapina fiscale che alimenta un'autentica cleptocrazia, riceviamo in cambio beni e servizi a dir poco scalcagnati! In 30 anni una famiglia lombarda media regala la bellezza di 720.000 euro senza ricevere nulla, ma proprio nulla, dall'itaglia! Abbiamo affidato i nostri destini a dei vero purosangue lombardi che hanno solo pensato ai propri interessi. Barattando la nostra libertà con la sicurezza promessa dallo Stato, mentre nella vicina Svizzera esistono degli strumenti di democrazia diretta con cui i cittadini possono fare referendum, cambiare le leggi, discutere e modificare il bilancio. L'esatto contrario di quello che accade qui, dove siamo sotto la scure di uno stato centralista che tutto controlla ed a cui tutti dovremmo essere devoti. Basta con questa carnevalata che risponde al nome - ha quindi concluso - di democrazia itagliana!"
Giancarlo Pagliarini ha invece esordito ricordato la data del 15 febbraio 2013, quando a Verona si è discusso della forma di stato che il Veneto dovrà avere quando quest'ultimo sarà indipendente. "La discussione pensate ha riguardato l'ipotesi di un Veneto indipendente ma centralista, oppure organizzato sotto forma di un cantone come accade in Svizzera. Il problema, sapete, e' che ci sono tanti bravi indipendentisti, ma incredibilmente continuano a litigare. Uno dei motivi di contrasto poi di cui spesso mi capita di discutere - ha osservato lo stesso Pagliarini - riguarda il confronto con la Svizzera che secondo alcuni è troppo piccola. Quando in realtà non è un problema di dimensione, bensì di organizzazione buona che permette di pagare meno tasse, avere più lavoro e di consentire una perfetta integrazione grazie ad un capillare controllo del territorio. Cosa possibilissima grazie al federalismo con cui gli enti locali riescono a garantire sicurezza e vivibilità. La soluzione sarebbe quella di avere una costituzione federale, ma purtroppo in Italia non si è mai parlato seriamente di questo tema. Non è un dare un 2 o un 3 euro in più o in meno, ma un modo diverso di concepire la vita. L'articolo 3 della costituzione della Svizzera dice molto chiaramente che i cantoni sono sovrani e questo significa che lo stato è al servizio dei cittadini, e non il contrario come invece accade qui! La diversità li' è una ricchezza, e non si crea un clima di contrapposizione perché con il federalismo si lavora insieme per il bene comune. Ed in più si crea una perfetta consapevolezza fra i cittadini che comandano e decidono anche di aumentare le tasse, con lo strumento del referendum. Se domani dovessimo andare al voto non saprei proprio a chi dare il mio sostegno perché non c'è nessuno che nel proprio programma parla di una riforma in senso federale dello Stato, magari prendendo spunto proprio dalla costituzione elvetica".
Tagliente come al solito l'intervento del professor Bassani che ha subito puntato il dito sul sistema itagliano. "Chiariamo subito: non esiste un problema italiano, perché è l'Italia ad essere un problema anche per gli stessi cittadini che vi vivono. La politica è riuscita a far progredire il Ticino che era un'area che un secolo fa si trovava in condizioni peggiori di Como. Al contrario di quello che accade qui, dove la politica conta anche per oltre il 60% e questo mi porta a dire con cognizione di causa che siamo in presenza di un autentico fallimento di uno stato che crea più problemi di quanti ne risolve. Sfido chiunque a provarmi il contrario! A fronte di questo livello di tassazione e di questa burocrazia, tempo 3-4 anni e la Lombardia crollerà sia perché i ricchi se ne stanno scappando, sia perché non c'è nessuna proposta di diminuire questa grande rapina fiscale. Ma c'è di più: tale oppressione fiscale è cresciuta quando è salito al potere quel partito - la Lega berluschina - che ha lasciato in eredità una voragine di quasi 400 miliardi di euro di debito pubblico. Siamo in presenza di una vera e propria schiavitù fiscale in cui voi lavorate per gran parte dell'anno (fino a Settembre) non per le vostre famiglie o per il vostro comune, ma per uno stato che non restituisce nulla e si tiene il residuo fiscale. Lo stato italiano è il migliore strumento del parassitismo politico, se pensiamo che in Puglia ed in altre ragioni questo fenomeno è particolarmente presente. Non pensando che siamo stati noi ad aver ucciso il Sud con questa solidarietà pelosa. Per generare un euro di spesa pubblica in Calabria bastano 27 centesimi di euro, in Lombardia invece ne occorrono ben 2,24! Ovvero qui si deve produrre ben nove volte in più, rispetto a ciò che fa un calabrese. Sfido che poi quest'ultimo voglia difendere questo status quo! Stiamo trascinando il Mezzogiorno a sud di nessun nord, parliamoci chiaro. Ed è per questo che occorre trasformare i confini da regionali a nazionali, e non si tratta di un salto nel buio come qualcuno vorrebbe far credere! 58 miliardi l'anno spariscono dalla Lombardia e l'assurdità e' che dobbiamo avere una spesa pubblica che non può superare il 35% perché ci sono altre regioni da mantenere con una percentuale che va dal 18 al 22%. Ditemi se tale sistema possa essere ragionevolmente difeso! O nasce un movimento realmente indipendentista oppure questa rapina fiscale proseguirà ancora! Il vero problema è che l'evasione fiscale è ancora troppo bassa, con punte un po' più alte in Veneto perché li si è accumulata ricchezza recente, al contrario della situazione in Lombardia dove lo stato sa dove si trovano i soldi! Fanno bene a Vibo Valentia o in altre parti del sud ad evadere, perché ci permettono di avere ancora un po' di residuo fiscale. O si tolgono i soldi della Lombardia dalle grinfie della classe politica oppure non se ne esce. L'Europa è fallita e le cose sono due: o ripudiamo il debito pubblico e facciamo la fine dell'Argentina oppure - ha poi concluso Bassani - diventiamo indipendenti e ci salviamo noi ed anche il Mezzogiorno".
Il sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, si è allineato sulla stessa falsa riga dei precedenti interventi, con un j'accuse molto impietoso e sottolineando come "la situazione nei comuni di questa zona è diventata ormai insostenibile! Sono molto arrabbiato perché chi lavora viene vampirizzato da uno stato che toglie anche più del 70% del reddito prodotto e che viene dato ad una claque di disonesti. Lo stato mi sta obbligando a buttare al vento il mio futuro, imponendomi scelte che non approvo ed un mare di tasse che servono solo a garantire il privilegio di pochi. In tre anni da primo cittadino, ricevo quasi ogni giorno persone che non ce la fanno più fra piccoli imprenditori che hanno chiuso bottega, giovani in cerca di lavoro, pensionati in cerca di sussistenza e chi ha purtroppo un'occupazione non ce l'ha più. Il tutto per mantenere anche i pensionati d'oro, mentre ce ne sono tantissimi altri che invece ricevono la minima. Così come ci sono tantissimi parassiti arroganti che se la godono senza neppure avere il pudore di onorare la mansione che rivestono. Ed una classe politica - ha poi concluso - che a noi ci restituisce le briciole dopo aver abbondantemente mangiato e sbafato sulle nostre spalle".
Poi la proposta, l'avvio di una costituente con tutti i comuni limitrofi attraverso un patto federativo. "Sarebbe bello - ha confermato Bizzozero - se trovassimo un denominatore comune, ovvero organizzazione, consapevolezza di ciò che vogliamo fare ed infine valorizzazione delle nostre diversità. Esattamente come la Svizzera, verso cui dovremmo incamminarci".

Francesco Montanino