venerdì 19 febbraio 2016

IL CEPU FALLISCE NEL SILENZIO DEI MEDIA...





Nei giorni in cui sta tenendo banco il dibattito sulle unioni civili, due notizie sono state ignobilmente sottaciute dai media di regime.
La prima riguarda ciò che sta accadendo in Grecia dove la popolazione arrivata ormai allo stremo a causa delle misure liberticide e dittatoriali di questa Europa mafiosa, arrogante e prepotente, sta assaltando le vie di Atene, e gli scontri con le forze dell’ordine sono ormai diventati quotidiani. Una situazione di estrema gravità sulla quale però sta calando una cortina fumogena censoria da parte dei nostri media, preoccupati evidentemente di coprire le malefatte di chi, come Renzi ed i propri scagnozzi, non sono stati MAI votati dal popolo.
L’altra notizia che è passata inosservata nel silenzio più assoluto ed assordante riguarda il fallimento del gruppo CESD che fra i propri brand annovera i marchi CEPU, Grandi Scuole, ancora oggi tanto strombazzati in televisione, su Internet e finanche nei cartelloni pubblicitari che troviamo in mezzo alla strada. Un esempio da tramandare ai posteri, per i fautori di questa fantomatica “buona scuola”, dove intrallazzi e pratiche che nulla a che fare hanno con concetti come meritocrazia e competenza, sono presenti tanto nella scuola pubblica quanto in quella privata!
In questo articolo parlerò di una vicenda che ha assunto ormai contorni a dir poco inquietanti, snocciolando le cifre di un fallimento annunciato ma di cui l’opinione pubblica non sa praticamente nulla. 

Alla fine degli anni ’90, come qualcuno sicuramente ricorderà, impazzava nelle televisioni la pubblicità sui corsi di recupero per le materie (sia delle scuole secondarie superiori che delle università) tenuti dal CEPU. Per dare una parvenza di credibilità ed affidabilità, sono stati ingaggiati quali testimonial di successo fra gli altri gli ex calciatori Alessandro Del Piero e “Bobo” Vieri che naturalmente decantavano le virtù di questi corsi tenuti da professionisti preparati e qualificati.
Oltre al CEPU, esistevano anche i marchi Grandi Scuole ed E-Campus che erano gli
altri due fiori all’occhiello di quello che nel giro di pochissimi anni sarebbe diventato un vero e proprio impero. Creato dalla volontà di Francesco Polidori nel 1995 a Roma, il CESD ha aperto ben presto numerose sedi lungo tutto lo stivale. Da Nord a Sud, spuntavano come funghi istituti che portavano il nome dei brand, ed il picco massimo era raggiunto con la nascita di E- Campus per la quale ci fu anche la benedizione in pompa magna da parte dell’attuale governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Ovvero, stiamo parlando della prima università on line, fatta per soddisfare le esigenze di chi non aveva tempo o modo per studiare, e che era organizzata alla stregua di un vero e proprio college di ispirazione tipicamente americana nelle sedi di Novedrate (Como), Messina e Roma dove fra le altre cose si svolgevano gli esami. E le cui lauree sono state riconosciute equipollenti – come valore legale – a quelle conseguite nelle facoltà statali.
Un contesto che però solo all’apparenza era idilliaco, potendo contare il Polidori su importanti appoggi politici (da sempre vicino alle posizioni del centrodestra ed amico di Berlusconi), senza che nessuno si sognasse di andare a verificare se era davvero oro tutto quello che luccicava.
Infatti, la grande crisi economica che ha colpito questo sgangherato paese avrebbe colpito anche il suo impero commerciale, e la logica conseguenza si è riflessa in un crollo del fatturato che nel corso di questi ultimi anni è divenuto davvero ragguardevole.
Intanto, sul conto del tanto decantato “metodo CEPU” iniziavano a circolare voci non certo edificanti sia in merito alla preparazione di certi tutor che sui metodi con cui molti clienti sono stati letteralmente raggirati da pratiche commerciali a dir poco spregiudicate. Poste in atto da chi doveva provvedere piuttosto a cercare di soddisfare con un prodotto su “misura”, le esigenze di chi aveva l’intenzione di conseguire un diploma o una laurea.
La situazione poi è letteralmente esplosa – sempre nel silenzio assordante dei media di regime – soprattutto negli ultimi anni in cui non solo non sono stati versati i contributi previdenziali all’INPS (circa 38 milioni di Euro, con i collaboratori che stanno ricevendo in questi giorni una comunicazione da parte dell’Ente pensionistico, con cui sono tenuti a versare essi stessi le somme non corrisposte dal CESD, se non vogliono vedere ridotti in fumo anni ed anni di lavoro per il conseguimento della pensione), ma i
collaboratori si sono visti congelati gli stipendi da dicembre 2014 ad aprile 2015 con conseguenti ed immaginabili difficoltà nel portare avanti intere famiglie!
Ma non solo! Raccogliendo le testimonianze di chi sinora non ha mai avuto dai media di regime alcuna voce in capitolo, emerge uno scenario a dir poco nauseabondo in cui tutti i diritti di questi lavoratori sono stati calpestati in maniera pressoché reiterata e scandalosa, nel colpevole ed imbarazzante silenzio anche da parte delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni preposte che sinora si sono lavate pilatescamente le mani, quando si è trattato di approfondire una situazione di cui si continua a sapere ben poco o nulla. Ed anzi hanno volutamente coperto le tante malefatte di chi ha approfittato della mancanza di valide prospettive occupazionali per ridurre in schiavitù chi invece aveva competenze e professionalità da mettere sul piatto della bilancia!
Erano infatti all’ordine del giorno – secondo le testimonianze raccolte – gravi violazioni, perpetrate nei confronti di lavoratori ai quali era letteralmente elargito un misero contratto di collaborazione coordinata e continuata (Co.co.co):
indennità di maternità mai erogate, orari di lavoro pazzeschi, mancata erogazione della disoccupazione a causa del mancato versamento dei contributi previdenziali, assegnazione a personale poco competente e preparato di ruoli di alta responsabilità, ferie inesistenti, impossibilità di assentarsi anche per una semplice malattia, improvvise chiusure di sedi (come ad esempio quella di Pistoia) che mettevano in difficoltà studenti e collaboratori, e dulcis in fundo un sistema di pagamento sempre molto nebuloso e poco chiaro.
Se a ciò aggiungiamo che in alcune sedi sono stati denunciati veri e propri casi di mobbing ed anche di stalking, si intuisce che siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo, su cui però nessuno sinora – incredibile ma vero - ha voluto sollevare il velo!
Tornando alla fresca sentenza di fallimento, si aprono ora prospettive assai incerte sia per chi sta continuando ad usufruire di questi corsi con "STUDIUM" che nel frattempo è subentrato nella gestione dei brand, che dei collaboratori che hanno deciso di continuare a lavorare con chi invece – come si sarà facilmente capito – non si farà scrupoli nel vessarli ancora e nel negare loro il futuro, oltre che la dignità!
La logica ci dice che chi si è reso colpevole di queste nefandezze dovrebbe essere sbattuto in galera, a marcire per il resto dei propri giorni. La realtà invece ci fa temere che, come al solito, poiché ci troviamo in un paese in cui i disonesti ed i criminali sono sempre tutelati, finirà tutto nella classica bolla di sapone. E senza che naturalmente trapeli qualcosa sull’ennesima quotidiana ingiustizia che migliaia di persone hanno subito veri e propri soprusi, senza che nessuno si sia mai degnato di dare loro voce e rappresentanza!
Continueremo a monitorare gli sviluppi di questa vergognosa storia, sperando che qualcuno di buona volontà possa finalmente dargli il risalto che merita!

Francesco Montanino
                                                                                                         

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