
Cantù (PDN) – L’obiettivo è lo scontro
finale con il regime di Roma ladrona, sul solco dell’esempio fornito dalla
Catalogna. È stata presentata stamani in una piazza gremita di curiosi,
giornalisti e semplici cittadini, il Fronte
di Liberazione Fiscale che si pone quale principale scopo quello di ridurre
la rapina fiscale e la spesa pubblica improduttiva. Diminuzione della pressione
fiscale e previdenziale, con oneri e tributi che non devono mai superare il 40%
del reddito, azzeramento della spesa pubblica improduttiva in modo che la spesa
complessiva non eccedi mai il 30% del PIL ed infine trasformazione dello Stato
centralista dei partiti in una Libera Confederazione dei Comuni. Queste le
ricette con cui il FLF intende affacciarsi nell’agone politico, ponendosi quale
obiettivo le Elezioni Regionali del 2018. Il tutto da compiersi dunque con un
modello di organizzazione dello stato e della “res” che richiama tanto da
vicino quello della Svizzera (presente anche nel simbolo di questo nuovo
soggetto politico) che come ben sappiamo è fondato sul totale controllo da
parte dei cittadini, sia della macchina amministrativa e burocratica che del
modo con cui sono spesi i loro soldi.
Un’iniziativa
senz’altro lodevole ed assai interessante
che può aprire prospettive di libertà e di affrancamento dal regime
romanocentrico in quella stessa Lombardia dove il Governatore Roberto
Maroni sta blandamente cercando di tenere a bada la rabbia e la
protesta sempre più evidenti dei ceti produttivi, con quella pantomima nota sotto
il nome di “referendum sull’autonomia”.
“Il Fronte di Liberazione Fiscale –
esordiva Claudio Bizzozzero, battagliero sindaco della città brianzola
eletto in una lista civica, nonché presidente del nuovo soggetto politico – nasce in una piazza dedicata ai volontari
della libertà e non certo per caso, perché ci siamo presi un impegno che trova
origine quando ci incontrammo qui con Marco Bassani, che è il migliore allievo
del professor Miglio circa un anno fa, discutendo sulla possibilità di dar vita
ad un progetto politico innovativo. Stiamo lavorando su questa iniziativa, che
oggi vede la luce, già da diversi mesi ed il nostro sguardo è rivolto al 2018,
quando in Lombardia bisognerà votare per il rinnovo del Consiglio Regionale. Un
tempo giusto, nel quale occorrerà lavorare bene sul territorio per prepararci
nel migliore dei modi. Perché le regionali? Abbiamo preso atto che ormai a
livello nazionale non c’è più niente da fare, dal momento che lo stato centrale
è impermeabile a qualsiasi tipo di proposta di cambiamento vero com’è la
nostra. È nelle Regioni, piuttosto, che si può e si deve lavorare. Ed in
particolare quella Lombardia che ha circa 10 milioni di abitanti e che
rappresenta circa ¼ del PIL nazionale dovrà un giorno avere il coraggio di
andare allo scontro istituzionale con questo stato schiavista”.

Poi
l’affondo sulla Lega Nord, mai pronunciata dagli organizzatori ma al quale Bizzozzero non risparmiava affatto pesanti
stoccate. “C’è stato un partito –
osservava - che ha governato le tre
regioni più importanti d’Italia contemporaneamente, ovvero Piemonte, Lombardia
e Veneto. Attualmente ne governa due, e nel 2018 è destinato a perdere
sicuramente anche la Lombardia. Questo partito si trovava nella condizione
migliore per andare allo scontro con lo stato centralista e schiavista, ed
invece non ha fatto proprio niente di tutto ciò! E questo perché si trattava di
un partito uguale agli altri, ovvero che è assolutamente affine a questo
sistema che pensava e tuttora pensa ai propri interessi particolari. E non
certo al bene comune, alle nostre imprese, alle nostre famiglie ed al nostro
territorio! Per questo motivo occorre rimboccarsi le maniche, lavorando per
conto nostro. Quando diciamo Lombardia o parliamo dei cittadini lombardi, non
ci riferiamo certamente solo a chi ha il cognome uguale al mio, o magari si
chiama Cattaneo o Bassani. No, intendiamo tutti quelli che condividono lo stile
di vita lombardo vivendo qui e che si chiamano anche Esposito, Aiello, Macrì,
Wang o Mohammed. Tutti quelli che vengono a vivere in questa terra e ne
condividono stile di vita e valori, sono ugualmente lombardi e dunque, come si
potrà facilmente intuire, anch’essi schiavi fiscali. Il cognome non può e non
deve essere assolutamente una discriminante, perché anche questi sono cittadini
lombardi! Ricordo ancora quando con la lista civica con cui sono diventato
Sindaco, ci eravamo presentati qui a Cantù e qualcuno ci sbeffeggiava pure. Nel
momento in cui siamo cresciuti, hanno iniziato a combatterci ed a prenderci sul
serio. Ma nonostante ciò alla fine abbiamo vinto noi. Certo, la sfida delle
regionali è più difficile, perché la Lombardia è un territorio molto più grande
e complesso. Noi però ci crediamo e dobbiamo avere quella voglia di lavorare
sodo che del resto da queste parti di sicuro non manca. Ora rideranno ma, vedrete,
piangeranno nel 2018. I quattrini devono restare nelle mani dei contribuenti ed
è insostenibile ancora oggi portare avanti quel discorso con il quale la
pressione fiscale deve continuare a sfondare il 70%. Occorre ridurre il carico
tributario non di due punti percentuali, come ama ripetere Renzi. Ma di almeno
il 50%, perché solo così può ripartire l’economia. Altrimenti continueremo a
raccontarci ancora un sacco di favole”.

Ma
in che modo si potrà dimezzare la rapina fiscale con cui lo stato itagliano
vessa i propri contribuenti, dando in cambio servizi di pessima qualità?
Bizzozzero non ha dubbi in tal senso ed
individuava nella spesa pubblica improduttiva, la voce su cui intervenire
fornendo anche un ottima ipotesi di reinvestimento del residuo fiscale, che è
argomento particolarmente sentito da queste parti.
“Quel po’ di soldi – ha confermato il primo cittadino di Cantù -
che escono, considerando sia le imposte
dirette che indirette oltre ai contributi previdenziali, non può in ogni caso
essere superiore al 40%. Quella della tassazione massima al 40% è una soglia
limite che serve a sostenere la spesa pubblica. Di questa soglia che ripeto non
deve mai essere oltrepassata, a sua volta il 90% deve restare nei territori.
Questo è il nostro progetto politico che richiede genio e coraggio. La prima
iniziativa la farò con la mia auto personale, con cui girerò prima per i comuni
della nostra provincia e poi per tutta la Regione veicolando un messaggio che è
la summa del nostro programma politico che – al contrario di quello dei partiti
di destra o di sinistra che è racchiuso in veri e propri libri che poi nessuno
legge – è riassunto in poche, semplici righe. Se il 90% del residuo fiscale
resta ad esempio a Cantù, questo significa avere a disposizione servizi di
qualità migliore come la sicurezza, le strade, le scuole. I partiti che parlano
di sicurezza senza però avere i quattrini, fanno solo chiacchiere. I quattrini
ci sono, ma siamo stufi ed incazzati che qualcuno ce li rubi. Ed è un discorso
che allargo volentieri ai comaschi, ai milanesi ed a tutti i lombardi in
generale che non ne possono più del PD, di Forza Italia, della Lega ed anche in
sedicenti movimenti nuovi come il M5S, che si sono dimostrati incapaci di
fornire una risposta valida. In merito agli elettori di Grillo, poi, sono
convinto che si tratti di persone motivate da onesti intenti, però prive di un
valido ed adeguato progetto politico per la nostra regione. Noi invece lo
abbiamo e da questo intendiamo partire. Costruiremo il consenso, così come ha
fatto in questi anni la Catalogna con la Spagna. La Lombardia allo stesso modo
dovrà costringere Roma a sedersi attorno ad un tavolo, e lo farà avendo le idee
assai chiare. Chi è interessato può andare sul nostro sito (www.frontediliberazionefiscale.org, nda), iscrivendosi per il comune in cui intende essere nostro
referente. Da parte mia, sono disponibile sin dal prossimo lunedì sera a
partecipare ad incontri con i cittadini, allo scopo di presentare e divulgare questa
iniziativa. Non abbiamo assolutamente tempo da perdere, perché 2 anni e mezzo
sono un lasso di tempo molto breve!”.
Ha
poi preso la parola Giacomo Consalez,
Consigliere della neonata formazione politica, che snocciolava cifre davvero
impressionanti, parlando del residuo fiscale. “Non mi stancherò mai di ricordare – esordiva nel proprio intervento - che
il residuo fiscale è la differenza fra ciò che esce dalle tasche di una
comunità di cittadini, sotto forma di tasse, e ciò che ci rientra sotto forma
di servizi quasi sempre scalcagnati, da parte dello stato centrale. Ebbene, la
Lombardia ogni anno sborsa qualcosa come 60 miliardi di euro in più di quelli
che tornano da Roma. Tradotto in soldoni, ogni cittadino lombardo paga la
bellezza di 6.000 euro in più di quello che gli viene dallo stato centrale. Una
famiglia composta da un capofamiglia, una moglie e due figli è costretto ad un
salasso fiscale di 24.000 Euro annui aggiuntivi che non vedrà mai più. I figli intanto
crescono e dopo 30 anni con questo meccanismo infernale, si arriva alla cifra
spaventosa di 720.000 Euro che sono sottratti dall’educazione dei propri figli
e dal loro futuro, oltre che dal nostro pensionamento. Mi chiedo

perché
dobbiamo accettare questa situazione con uno stato come quello italiano che ci
priva di avere una vita decorosa, trasformandoci in un territorio di relitti,
quando questa è una delle aree più produttive del pianeta? Lo Stato va ridotto
ai minimi termini, perché solo così possiamo evitare che continui a fare questi
danni. Questo paese ha il 40% dei giovani disoccupati, e spende oltre il 90% delle
proprie risorse in spese incomprimibili. Come si fa a pensare che questo paese,
con tale assurda logica possa creare le basi e le aspirazioni per un futuro di benessere
e prosperità? Noi pensiamo che dovranno essere le comunità territoriali a
trattenere i soldi legati alle attività produttive dei cittadini e che il
prelievo fiscale da parte dello Stato e delle Regioni sia portato all’osso, in
modo che la ricchezza rimanga nelle mani dei cittadini. L’apertura della
partita IVA non dev’essere più una forma di suicidio civile come purtroppo
accade oggi, bensì un’opzione a disposizione di tutti per poter lavorare in
maniera autonoma, creando i presupposti per il proprio futuro. Questi sono i
principi in cui crediamo, e per questo motivo abbiamo scelto un simbolo che
richiama molto da vicino la Svizzera. In quel paese, le imprese si vedono
tassare i propri utili per appena il 20%. Al contrario di ciò che accade in
Italia dove invece tale percentuale sale al 67%, con un tasso di disoccupazione
superiore al 12% che fra i giovani supera il 40%. Pensate che in Svizzera la
scorsa settimana si lamentavano che la disoccupazione era salita dal 2,5 al 3%!
Scegliete voi che cosa preferite!”

L’ultimo
ad intervenire era il Vice Presidente del FLF, il Professor Marco
Bassani che esordiva ricordando una delle più grandi lezioni
dell’indimenticato Gianfranco Miglio.
“Se i lombardi sono tarantolati dal
lavoro – rilevava – non è possibile
che altre popolazioni salgano sulla loro groppa e vivevano sulle loro spalle.
Il primo ostacolo ideologico da superare è quello di non ritenere la ricchezza
una colpa, e che questo faccia accampare diritti da parte di altre popolazioni.
I lombardi e la Lombardia sono con il cerino in mano, a causa di due immani
tragedie: il debito pubblico italiano e l’apocalisse meridionale, che sono
affrontati solo con un apparato produttivo letteralmente distrutto dallo Stato.
O arriviamo ad un contenzioso con Roma e salviamo solo in parte tale apparato
produttivo che è in avanzata fase di dismissione, oppure non esisterà alcun
futuro per i nostri figli. Le regioni sino ad ora non sono servite a nulla, ma
potrebbero improvvisamente diventare decisive perché sinora nessuno ha osato
sfidare Roma sul proprio terreno. Il punto fondamentale è che il principio “una
persona, un voto” a prescindere dal reddito, non può più andare avanti.
Esistono aree che mantengono l’intero paese e che hanno tutto il diritto di
decidere quale parte del proprio reddito elargire. Non possono essere i
parassiti ad arrogarsi tale scelta, bensì chi produce! Non vogliamo, ci tengo a
chiarirlo, la Lombardia a statuto speciale. Questo è un movimento di difesa e
liberazione fiscale che – ha quindi concluso - è l’unica possibilità di sopravvivenza che possiamo dare alle future
generazioni”.
Francesco
Montanino