Milano
- Dopo essere salita alla ribalta delle cronache economiche e politiche, nei
mesi scorsi, in cui se n’è parlato con toni melodrammatici, la Grecia torna ad
essere oggetto di discussione. Quella che un po’ tutti consideriamo come la
culla della civiltà, fornisce interessanti spunti di analisi e di riflessione,
perché le sue vicissitudini recenti sul proscenio europeo presentano tanti
punti in comune con la realtà del Mezzogiorno. Deficit pubblico salito a
livelli pazzeschi, sprechi, spesa pubblica e pressione fiscale arrivate alle
stelle. Ed infine, abolizione del contante quale strumento di pagamento.
Proprio quest’ultimo punto, è stato oggetto della presentazione dei libri “Elogio del contante” e “La Grecia in crisi: una cronistoria”
che si è tenuta nel capoluogo meneghino ieri sera. Organizzata dal Tea Party Italia, il dibattito ha visto
la presenza degli autori Leonardo Facco e Matteo
Borghi che hanno illustrato ai presenti le tappe che hanno scandito le
recenti vicende elleniche e di come possa cambiare la percezione dell’Europa,
anche alla luce della vittoria del Front National nelle ultime elezioni
regionali in Francia.
Ma il
problema - come abbiamo sempre evidenziato ed è alla fine emerso anche in
questa occasione - è di sistema perché è solo con la trasformazione di questo
stato in una moderna entità federale che si risolvono, d’incanto, dei problemi
che solo apparentemente sono slegati. Ma che in realtà trovano nel comun
denominatore della pessima organizzazione e gestione dello Stato, la radice di
tutti i mali. Così come nell’atavica difficoltà a scrostare una mentalità
legata ancora a retaggi assistenziali, che è ancora dura a morire da queste
parti.
“Il Tea Party Italia – ha esordito Fabio
Bertazzoli, presidente della sede milanese dell’associazione liberale –
si pone quale scopo di limitare
l’ingerenza dello stato nell’economia. Non è da confondere con quello americano
che in maniera più reazionaria e conservatrice si oppone ad una pressione
fiscale del 30% che in noi suscita ilarità, considerando la ben risaputa
situazione italiana. In comune abbiamo solo il nome, ed abbiamo pensato di
organizzare questo evento perché riteniamo che questi due libri abbiano quale
motivo ispiratore che li accomuna quello della libertà”.
Impressioni
confermate anche dal collega Stefano Magni che ha ribadito come “paghiamo tasse ad uno stato esoso che in
cambio ci da beni e servizi assai scarsi. Quando poi si chiede all’uomo della
strada di chi è la colpa, a nessuno viene in mente lo Stato. Piuttosto si
preferisce puntare il dito sulle banche, sulla finanza mondiale, sui rettiliani
o sul Bilderberg Group. Molti italiani hanno ormai fatto propri i dettami
profetizzati da George Orwell in “1984”, dando la colpa al liberismo come
accade nei peggiori regimi totalitari. Manca il lavoro, la gente è stanca di
pagare un mare di tasse ad uno stato sprecone ed inefficiente. E quella che era
una battuta, purtroppo è diventata una realtà perché in tanti chiedono la
dittatura. Pensiamo ad esempio alla difesa a spada tratta, da parte di certi
media, di Maduro, vittima del neoliberismo e dei poteri tecnocratici. In questa
estate abbiamo vissuto una crisi, quella greca, che è stato un attacco contro
il neoliberismo. Da un lato si chiede maggiore stato, dall’altro invece minori
tasse. Abolizione del contante e nazionalizzazione, sono tutt’altro che
fantapolitica”.
Ha
poi preso la parola Matteo Borghi che ha ripercorso le tappe della crisi greca che
è iniziata “quando è stato eletto
Papandreu che ha portato la spesa pubblica in alto. Il bilancio statale è
peggiorato, quale effetto, ed era chiaro che erano necessarie politiche di
austerity che non hanno solo riguardato la spesa pubblica. Ma hanno anche
comportato un inasprimento fiscale ed un’eccessiva burocratizzazione. Ciò non è
servito a nulla, perché gli sperperi non hanno per niente aiutato i più ricchi.
Dal 1999 al 2009 sono aumentati dipendenti e stipendi pubblici, ed il tutto è
stato finanziato a debito. Ciò ha prodotto un ammasso di debito pubblico che ad
un certo punto è stato letteralmente impossibile da finanziare. Perché poi ci
si trova costretti a pagare maggiori interessi ai finanziatori, per continuare
a finanziare il proprio debito. Ma non solo: questa situazione ha portato ad
una svalutazione per chi ha investito nel debito pubblico greco del 70%. Un
altro dato interessante da constatare, riguarda gli sprechi che hanno
riguardato i dipendenti pubblici: c’è chi aveva un’indennità per chi arrivava
in orario, un sussidio per le figlie dei dipendenti pubblici fino a 40 anni di
età, categorie come quella dei barbieri che andavano in pensione a 50 anni
perché – testuali parole – “maneggiavano sostanze pericolose”. A ciò si
aggiunge pure il clima di corruzione esistente, con l’arresto di ben 5 Ministri
della Difesa, cui era collegato un maxi giro di tangenti che riguardavano gli
armamenti. Si è data la colpa alle aziende tedesche che comunque ne hanno
approfittato, senza però ricordarsi di ciò che hanno fatto i politici greci.
Gli Tsipras di casa nostra,
hanno superato la tradizionale dicotomia
destra-sinistra, perché tutti vogliono adottare politiche keynesiane: pensiamo
a Salvini o Claudio Borghi che per
fortuna non è mio parente, che addirittura chiede di piantare ananas al Sud
perché così si creano nuovi posti di lavoro. Ma anche Berlusconi o il Movimento
5 Stelle di Grillo che prima se la prendono con i politici, e poi chiedono più
Stato perché loro sono bravi, belli ed onesti. Il centrosinistra renziano poi
lo conosciamo tutti, SEL ed infine Alfano. Il panorama politico è deprimente, visto
che tutti fanno a gara ad andare addosso al libero mercato. Dare la colpa al
mercato o ai poteri forti è un comodo escamotage per i politici, per lavarsene
pilatescamente le mani. Il dilemma del resto è sempre quello: vogliamo
continuare ad affidarci come abbiamo fatto finora ancora allo Stato, o piuttosto
vogliamo ridurne al minimo i propri poteri? Sicuramente, i partiti politici
hanno tutto l’interesse a rendere pubblica ogni cosa. Occorrerebbe a questo
punto una presa di coscienza da parte dei cittadini che porti ad una rivolta
fiscale che però oggi nessuno vuole fare, perché si temono le ritorsioni di
questo apparato statalista”.
Altro
elemento toccato dall’analisi di Borghi è stata la burocrazia che “ha portato all’introduzione negli ultimi
anni di ben 2.900 nuove regole fiscali che hanno reso assai complicato la
situazione per le imprese. Indubbiamente c’è una certa responsabilità da parte
delle istituzione europee, nella gestione della crisi greca. Ma per una ragione
opposta che ci hanno fatto passare. L’immagine delle code dei cittadini davanti
ai bancomat è emblematica perché ne ha ridotto la libertà di utilizzare il
contante. L’Unione Europea non è riuscita a fare in modo che la Grecia
continuasse a vivere di pastorizia e spesa pubblica, non facendo nulla affinché
questo paese di non tagliare (se non troppo poco) gli sprechi. Solo la
proprietà privata e l’impresa – ha poi concluso – possono garantire benessere e sviluppo”.
Che
sia in atto una vera e propria guerra contro il contante, ne è convinto Leonardo
Facco che data nel 2010, quando ci fu l’infausto avvento di Mario
Monti, l’inizio “di una lotta che vuole
toglierci l’ultimo barlume di libertà. Da non intendersi solo ed esclusivamente
quale economica o monetaria, bensì di quella vera. Quando alla fine del libro,
dico che i nazisti vennero a prendersi il contante e mi accorgo di non avere
nemmeno i mezzi per protestare. Il denaro è un mezzo, uno strumento. Lo è
perché è frutto di un processo che parte dalla conchiglia, passando per gli
animali, sino ad arrivare – e stiamo parlando di 2.600 anni fa circa – a scambiare con metalli preziosi,
come oro e argento. Oggi siamo arrivati al punto di vergognarci di difendere il
denaro e con esso la proprietà privata. E ciò è inaccettabile”.
In
merito alla crisi greca, Facco non ha utilizzato mezzi termini scagliandosi
contro la classe politica ellenica. “Sono
colpevoli, come lo possono essere i pedofili – ha tuonato – e se pensiamo che anche da noi ci sono certi
personaggi pubblici come Alessandra Moretti che ha invocato la privacy, quando
gli è stato chiesto come ha speso i nostri soldi, allora si capiscono molte
cose. Un elemento che mi ha sempre interessato di questa categoria che non
smette mai di contraddire se stessa, ad esempio riguarda il denaro digitale sul
quale ognuno di essi è d’accordo. Salvo poi avversare con tutte le loro forze,
il bitcoin. L’abolizione del contante è un modo subdolo con cui vogliono
controllare la nostra vita. Prima facendovi passare per evasori fiscali, come
se il fatto di accumulare ricchezza sia una grave colpa. Poi sopprimendo ogni
altro tipo di libertà. E questo al solo scopo, ripeto, di controllare la nostra
vita. Qui è in gioco qualcosa di assai importante, come avrete potuto capire. Il
rischio che stiamo concretamente correndo è che ciò che aveva previsto George
Orwell possa davvero materializzarsi”.
Ma
chi è che spinge per l’abolizione del contante ed a che punto è questo processo
liberticida? “Ieri
San Marino – ha
osservato Facco - ha firmato un
protocollo per limitarne l’utilizzo ed oggi sono solo 11 i paesi che non
pongono restrizioni. A chiedere la sua eliminazione è quel mainstream composto
da Monti, Passera, il fronte del PD. Ma soprattutto, un tale Boccadutri di SEL che
è un perfetto parassita visto che non ha mai lavorato in vita sua, e che ha
presentato un emendamento alla legge finanziaria con cui vuole restringere
l’uso del contante a 300 Euro. Ma credetemi questo è solo l’ultimo centimetro
verso la totale eliminazione delle libertà personali, perché già in Italia
siamo alle prese con una serie di controlli fiscali che con SERPICO, gli studi
di settore ed altri meccanismi tendono ad intrufolarsi nella nostra vita
privata. Il paradosso è che tutto questo parte dagli Stati Uniti che oggi si
trovano in una situazione assai simile a quella greca. Lì abbiamo un deficit ed
una spesa pubblica incredibili che stanno facendo sbandare quello che
ritenevamo essere un faro per la nostra libertà. L’unica via d’uscita è il
default, e chi come me fa notare queste cose viene considerato come un egoista
che intende affamare gli altri. È una battaglia che si sta combattendo in campo
aperto in cui, sino a quando questi signori si sentono legittimati a farlo,
continueranno a sentirsi padroni delle vostre vite. C’è un problema culturale
di fondo, in questo paese perché se tutto salta state pur certi che gli Stati
Uniti in 10 anni sapranno come riprendersi, perché lì ci sarà sempre voglia di
fare. Qua invece siamo destinati a morire d’inedia, perché chi lavora –
concludeva non senza una punta di amarezza, rispondendo alle domande postegli
dal pubblico presente - viene multato e
controllato”.
Francesco Montanino